martedì 9 novembre 2010

The Gentse Follies (parte I)

Tra qualche giorno mi faccio un minisoggiorno a casa, in Italia; approfitto per portare a casa qualcosa delle cose che ho qui e che non uso più, come il giubbotto leggero (adieu look Top Gun!), i libri che ho già letto e poi non so, devo ancora trovare qualcosa da portare a casa che non ho intenzione di usare più e che non voglio assolutamente lasciare qui. Il weekend lungo dei morti è stato parecchio prolifico, a prescindere dal fatto che non ho fatto quasi nulla. Solo domenica sono andata al museo della psichiatria (niente battute facili: non hanno cercato di tenermi dentro) con una pazza ragazza filippina che studia Industria alimentare o qualcosa di simile, troppo forte. Tra l’altro abbiamo anche incontrato una coppia di siciliani intenti a comprare un biglietto per il tram da una macchinetta in cui era incastrato un panino (i giovani di Gent sanno essere emeriti jackasses), a quanto pare da un po’ di tempo. Con un pezzo di plastica trovato per terra lo tiro fuori, ma credo che entrambi fossero stati felici di vedere che il biglietto veniva emesso da un’altra parte del buco… ci mettiamo a parlare e ci fa le domande di rito: da dove vieni, che studi, come mai sei qui a Gent, etc. Fa domande anche alla filippina, che parla tranquillamente inglese (meglio di me) ma ovviamente non sa una cippa di italiano, e mi interpongo come traduttrice. Esce fuori che non m’è semplice adesso parlare spontaneamente in italiano.
C’era da aspettarselo, anche perché quando parlo con una ragazza italiana del mio stesso corso di olandese comincio a parlare in inglese e poi faccio retromarcia e parlo italiano :/ Tra l’altro, in presenza di altra gente, parlare italiano tra di noi è maleducato (basta vedere gli spagnoli… quando confabulano fra di loro a velocità della luce con quella parlata sgraziata e non ci capisci un cazzo e ti chiedi: ma che avrebbe sto accento spagnolo di figo, di sexy? Probabilmente solo Antonio Banderas.) ma a volte è più immediato. E alcune volte la gente adora sentirti parlare italiano. Ma questa è un’altra storia.

Fine prima parte (meglio postare a frammenti che sennò non posto più)

1 commento:

  1. Quando ho fatto l'Erasmus in Inghilterra dividevo la casa con un altro italiano e un tedesco. L'italiano non sapeva una mazza di inglese e mi infastidiva parlare con lui nella nostra lingua se c'erano altre persone, ma anche se non c'erano...
    Con il ragazzo tedesco lo prendevamo per il culo in inglese e lui rideva con noi! So che è da stronzi, ma era eccezionale!!! Soprattutto vedere il mio amico tedesco ridere in modo così sguaiato e disordinato!!!

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